venerdì 27 settembre 2013

La ricostruzione NON c'è e si vede......colpa della BUROCRAZIA ma non solo



La ricostruzione dell’Emilia è ferma, anzi non è mai partita, come ci dimostrano i dati diffusi dalla Regione (appena 140 milioni di Euro elargiti a fronte di un danno stimato di oltre 10 miliardi), ma basta fare un giro per la Bassa e contare il numero di cantieri e ci si rende conto della drammaticità della situazione. Si dice tutta colpa della BUROCRAZIA come se essa fosse una materia oscura, senza forma, scesa sull’Emilia come una maledizione ma che, a quanto pare, non ha né caratteristiche definite né responsabili. Ormai anche all’interno dell’entourage del Commissario si da la colpa a sta maledetta entità chiamata burocrazia, ma a noi, che non crediamo alle leggende mitologiche, questa semplificazione non basta ed allora cercheremo di approfondire l’argomento dando dei nomi, delle responsabilità e dei fini ben precisi per i quali la burocrazia è stata creata.
Non stiamo qua a fare singoli esempi (sarebbero un’infinità) ma possiamo di certo affermare che il tutto è fermo a causa di tutta una serie di norme contenute all’interno delle ordinanze commissariali, ma ancor più pesante è l’applicazione che viene fatta di esse ed allora iniziamo già a rispondere alle prime domande: la burocrazia è stata creata da chi ha scritto (e firmato) le ordinanze, ma forse ancor più responsabilità ha chi queste ordinanze le deve applicare quando si tratta di approvare o meno una pratica, di riclassificare un immobile, di valutare quali elementi possono essere soggetti a contributo e così via.
Sta di fatto che un primo risultato è ben visibile e cioè quello di risparmiare; si sa qual è la situazione economica dello stato Italiano, non si parla d’altro che di aumentare tasse o tagliare le spese per far quadrare il bilancio e, di conseguenza, la ricostruzione delle nostre case è un bel problema per chi deve fare i conti. E allora ecco che interviene la burocrazia: molte le persone che hanno rinunciato a presentare la domanda per il rinnovo del CAS a causa della mole di documenti da presentare, spesso difficili da reperire, inutili ai fini del contributo o addirittura la richiesta di presentare documenti ai comuni che gli stessi possiedono, un giro dell’oca che ha portato ad un ottimo risultato e cioè il taglio di circa il 50% dei CAS elargiti. Ma poi si passa alle ristrutturazioni e si scopre che in molti che hanno subito danni lievi hanno preferito pagare i lavori di tasca loro (magari approfittando degli sgravi fiscali o semplicemente facendo lavori in “nero”) perché letteralmente avviliti dalla quantità di carte da presentare e delle incertezze legate all’ammontare del contributo. Ma poi c’è chi ha subito danni pesanti ed ha preferito ristrutturare subito la casa anticipando i soldi ed ora si trova nella situazione per cui non riescono a presentare il MUDE o scoprono che il contributo è di molto inferiore ai reali costi di riparazione, specie se si è fatto l’adeguamento sismico. Ed ecco che la burocrazia ha svolto il suo primo compito: scremare gli aventi diritto al contributo con un conseguente risparmio per le casse dello Stato.
Certo che questa è la faccia più visibile della burocrazia, ma scavando un po’ ci siamo resi conto che altri effetti, ben più preoccupanti: facendo una breve inchiesta tra le piccole imprese edili del territorio abbiamo constatato che la maggior parte di essa è ora impossibilitata a lavorare in quanto hanno esposizioni finanziarie che non riescono più a supportare. Il giochino è semplice e funziona molto bene: le imprese che si sono prese a carico dei cantieri in questi 18 mesi hanno anticipato le spese per materiali e dipendenti perché tanto c’è il contributo, ma poi subentra la burocrazia e non si riesce a presentare il MUDE, oppure rimane in lavorazione per mesi e anche quando è approvato gli stati d’avanzamento arrivano con il contagocce portando al risultato che a fronte di anticipi di 100 mila euro o più queste imprese sono costrette a fermarsi in quanto non hanno le spalle abbastanza larghe per supportare tale peso. Ed ecco allora che buona parte dei pretendenti a quei 6 Miliardi viene fatta fuori ed allora chi lavora? Beh innanzi tutto chi oggi in Italia ha soldi da spendere (o da ripulire) ed allora il pensiero và alle organizzazioni criminali che non hanno alcun problema di liquidità, anzi sono disposte pure a rimetterci pur di ripulire i capitali, e per fortuna che c’era chi ci diceva che la burocrazia serviva ad evitare le infiltrazioni mafiose… ma non solo, perché come ci dimostra la recente inchiesta sulla TAV in toscana e i collegamenti con la Cispadana, bisogna far lavorare gli amici e cioè i grandi gruppi che non hanno problemi ad esporsi economicamente in quanto hanno l’appoggio delle banche (cosa che non accade con i piccoli imprenditori) ed infatti vediamo il nascere di grandi consorzi che si affacciano sul cratere e che probabilmente si spartiranno la torta a discapito dei più piccoli, di coloro che non hanno un politico di riferimento; basta vedere chi ha avuto gli appalti per le demolizioni o per l’insediamento dei MAP.
Per questo non abbiamo paura nel dire che BUROCRAZIA = MAFIA, c’è chi fa le norme e chi le applica per far lavorare solo certi soggetti; questa è mafia al di là che si parli di organizzazioni criminali o meno.

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