venerdì 31 maggio 2013

Terremotati VS Letta & Errani 30 Maggio 2013 - video integrale


Questo è il video completo del dialogo tra Letta, Errani e noi. Prendiamo nota di ogni singola promessa, domani potrebbe tornarci utile
 

giovedì 30 maggio 2013

Aspettando Letta giovedi 30 maggio





Lo avevamo promesso e, nonostante il gioco a nascondino del premier Letta, siamo riusciti ad intercettarlo davanti allo stabilimento Sorin di Mirandola per fargli “rendere conto della situazione” come recitavano le sue dichiarazioni. Una visita che doveva essere la solita passerella con un incontro in Regione con gli amministratori locali e poi la visita a due aziende che “hanno ricostruito” esempio più unico che raro!
Purtroppo la realtà che viviamo ci parla di una ricostruzione ferma la palo, di aziende in crisi profonda e di un territorio che si sta via via spopolando e allora abbiamo deciso di andar glielo a dire di persona costringendolo a scendere dal suo pulmino e venire in mezzo a noi, insieme al commissario Errani, per sentire le nostre problematiche spesso frutto di un sistema di ordinanze fatto solo di burocrazia che ha il solo scopo di dissuadere il terremotato a chiedere i contributi.
Da letta ed Errani abbiamo ricevuto le solite risposte rassicuranti, la promessa di decreti che risolveranno la situazione e parecchi giri di parole; bene noi saremo attenti all’evolversi della situazione e gli terremo il fiato sul collo, di questo possono esserne certi.
Esprimiamo un certo sdegno per come è stata organizzata la giornata a partire dal tentativo di tenere nascosto il tragitto del Premier, per passare ai luoghi visitati che raccontano l’eccezione rispetto alla ricostruzione fantasma che tutti i giorni (non) vediamo per arrivare ai cecchini disposti sopra il tetto della Menù dandoci l’impressione di voler tenere i cittadini il più lontano possibile da Letta, al contrario di tutte le belle dichiarazioni dei giorni scorsi.
Ora, ben attenti all’evolversi della situazione, continuiamo il nostro percorso con una conferenza stampa per sabato mattina alle ore 10 a Cavezzo, una assemblea pubblica a Sant’Agostino venerdì 7 Giugno e i banchetti per la raccolta firme!!
Insomma si direbbe una gran bella giornata se non fosse che ci troviamo costretti a queste dimostrazioni per raccontare la verità sulla nostra situazione, spesso offuscata dai media Errani-dipendenti, e per far valere i nostri diritti, nulla di più e nulla di meno di ciò che ci spetta.
Stay tuned


martedì 28 maggio 2013

- PASSERELLE DEI POLITICI .................................


stay tuned!

Sisma Tour fa tappa a Sant'Agostino



 Venerdi 7 giugno ore 21:00  

 Sant'Agostino Soccorso Via della Meccanica 4 

Come comitati di cittadini che lavorano sul territorio stiamo raccogliendo le firme su alcuni punti che riteniamo essenziali per far partire veramente la ricostruzione.




·        Vogliamo che si passi dal contributo (per nulla certo) all’indennizzo irrevocabile che serva a coprire le spese reali di ricostruzione (e non teoriche, basate su chissà quali calcoli) senza limitazioni di spesa o superficie .
·        Limitare la perdita del diritto alla ricostruzione solo nel caso di comportamenti dolosi del terremotato e non che siamo noi a pagare per sbagli altrui.
·        Prevedere l’indennizzo anche per le case o imprese classificate “A”
·        Prevedere diversi criteri per la ricostruzione dei casolari di campagna: ricostruire anche solo in parte senza perdere le volumetrie e la possibilità di ricostruire anche oltre i 10 anni.
·        L’erogazione dell’ indennizzo deve essere con acconti più ravvicinati (mensili) o in alternativa obbligare le banche ad anticipare i soldi per iniziare i lavori al di là del merito creditizio. Inoltre svincolare il pagamento degli stati di avanzamento dal DURC regolare.
·        Nuove scadenze per la revisione delle schede AEDES e prevedere tempi di fine lavori come prevede la legislazione normale (passare dagli attuali 2 a 3 anni)
·        Fiscalità di vantaggio per permettere la ripartenza economica del nostro territorio attraverso: moratoria dei versamenti fiscali e contributivi, aliquota IVA di vantaggio, sospensione delle azioni di Equitalia, inapplicabilità degli studi di settore, revisione delle rendite catastali per diminuire il versamento IMU, esonero dall’IMU per gli immobili classificati “F”
·        Aviare nuovi studi Geologici sul territorio per ottenere maggiori informazioni sulla faglia sismica
·        Effettuare un rendiconto dettagliato e a scadenze regolari dei soldi arrivati dallo Stato e capire come e dove sono stati spesi i nostri soldi
·        Dare certezze sull’erogazione del CAS: sapere con certezza per quanto tempo potremo riceverlo e avere date certe di erogazione
·        Prevedere misure di sostegno al reddito per coloro che hanno perso il lavoro a causa del sisma, al di là dei danni subiti all’abitazione o del tipo di contratto che avevamo.

lunedì 27 maggio 2013

RIVOGLIAMO IL NOSTRO FUTURO



Giovedì 23 u.s. tutte le Associazioni di Categoria, ad eccezione di Confindustria, si sono trovate a Mirandola per fare il punto ad un anno dal sisma. Era presente anche una rappresentanza dei Comitati Popolari, anche perché condividiamo con le Associazioni  praticamente tutta la parte fiscale delle nostre richieste. Ma non siamo saliti sulla pedana.
Sgombriamo il campo da polemiche: non c'è stato impedito di parlare e noi non ne abbiamo fatto richiesta; semplicemente riconosciamo il diritto ad ognuno di esprimersi come meglio crede ma, dopo dodici mesi, quel clima tutto fiori, cuoricini e palloncini ci va un po' stretto e, in quel contesto, la nostra voce è stata giudicata essere un po' troppo fuori dal coro.
Comunque, per chi fosse curioso di sapere cosa avremmo detto riportiamo, di seguito, quello che sarebbe stato il nostro (eventuale) intervento.

"Ringraziamo le associazioni di categoria per l’invito a partecipare e ci sentiamo di poter dire di condividere totalmente il titolo in quanto anche noi, nei vari comitati, abbiamo più volte espresso questa esigenza e questo concetto. RIVOGLIAMO IL NOSTRO FUTURO.
Diciamo questo non per retorica ma perché non vogliamo che una calamità naturale o delle risposte inadeguate disperdano, di colpo, i risultati e le conquiste di tante donne e uomini che, in questa area avevano costruito, col loro lavoro, le condizioni per un avvenire migliore.
Sappiamo che non è stato facile costruire quasi dal nulla, e in assenza di una specifica legge nazionale, l'impianto normativo che si occupasse della ricostruzione, ma riteniamo sbagliato aver impostato questo impianto considerando gli emiliani dei potenziali truffatori che, senza un controllo ed una burocrazia feroce, avrebbero basato sulla frode la ricostruzione delle loro case e delle loro imprese.
E' offensivo nei confronti degli abitanti di una delle regioni a più alta fedeltà fiscale.
E se questo atteggiamento potevamo aspettarcelo da un Governo, come il Governo Monti, che ha trattato questo terremoto come un fatto meramente ragionieristico, arrivando al punto che uno dei propri rappresentanti potesse affermare che il terremoto in Emilia “fosse un lusso che non potevamo permetterci”, ci saremmo aspettati una maggiore fermezza, anche pubblica, nella difesa dei nostri diritti da parte dei nostri amministratori.

Ora, nel momento in cui bisognerà decidere dei futuri assetti del territorio vorremmo che le osservazioni dei cittadini fossero considerate come un contributo, prezioso, col quale confrontarsi e non una critica da negare pregiudizialmente e, partendo da questo concetto, tutti i Comitati Popolari sorti dopo il terremoto hanno collaborato a preparare un documento in 17 punti che riteniamo essere fondamentali per la ripartenza del nostro territorio e che riguardano la fiscalità , la salvaguardia del territorio (assolutamente urgente vista anche la situazione precaria dei nostri fiumi e del nostro Appennino), l'impianto normativo alla base della ricostruzione, che riteniamo necessiti di una robusta semplificazione, e delle non più rimandabili azioni in campo sociale viste le condizioni di difficoltà , provocate dal sisma, che si sono aggiunte a quelle già complesse in cui versa tutto il Paese.
Questo documento è già stato sottoposto alla Regione e, in questi giorni, abbiamo lanciato una raccolta di firme per supportarlo in maniera più evidente e concreta.

Vorremmo che i nostri amministratori la smettessero di raccontarci che va tutto bene, che non dobbiamo preoccuparci perché la ricostruzione procede speditamente e che le problematiche e gli intoppi che sottoponiamo alla loro attenzione sono solo delle eccezioni
- Come nel caso delle multe per il mancato pagamento dell’IRAP arrivate con una velocità veramente notevole. Ci viene promesso che saranno sospese, ma ad oggi non vi è nulla di ufficiale. Voglio qui ricordare con forza che gli Emiliani non hanno pagato per sciopero fiscale, non hanno pagato perché non hanno più i soldi.
- O come l’assenza di adeguate misure di sostegno al reddito sia per coloro che hanno perso il lavoro per causa diretta o indiretta del sisma che per chiunque non è assistito da ammortizzatori sociali, sia esso lavoratore dipendente, imprenditore, professionista, commerciante o artigiano. E’ l’unico mezzo per garantire una quotidianità dignitosa e una ripresa efficace delle attività dopo un’interruzione forzata.
- O come per il vergognoso contratto di finanziamento che il terremotato è costretto a firmare con la propria Banca per ottenere i contributi. Si tratta di un vero e proprio mutuo venticinquennale che verrà rimborsato tramite la cessione del credito d’imposta alla Banca, ma che dovrà essere immediatamente rimborsato dal terremotato se nei 25 anni cambieranno le norme od i regolamenti che hanno permesso di usufruire di detto credito d’imposta. Una spada di Damocle che si trasferisce automaticamente agli eventuali eredi od a chi volesse acquistare la casa, in solido ed in modo indivisibile, vincolando sia il venditore che l’acquirente. Di fatto si tratta di un onere peggiore di un’ipoteca perché non lo si potrà cancellare e che mortificherà ulteriormente il valore degli immobili rendendone più difficoltosa la vendita.
Eppure la soluzione del problema è a portata di mano, sarebbe sufficiente trasformare il finanziamento in un indennizzo irrevocabile od un vero e proprio contributo a fondo perduto.
In pratica: mentre tutti i protagonisti di questa operazione si garantiscono da eventuali, future brutte sorprese, al terremotato viene richiesto un atto di fiducia.
Voi vi fidereste?

Insomma, noi vorremmo, anzi Vogliamo, che la ricostruzione venga progettata e realizzata anche con il nostro fattivo contributo e che questa ricostruzione ci restituisca un territorio non com'era prima del sisma, ma , se possibile, migliore, con case più sicure, centri storici più attraenti e una rete di infrastrutture più efficace in modo portare realmente questa parte di Paese nel futuro e da tornare ad essere veramente una parte trainante per il nostro Stato. "

mercoledì 15 maggio 2013

A PROPOSITO DI CAS





In questi giorni la Bassa ha potuto godere di un nuovo argomento di conversazione: la caccia ai cittadini rei di aver eluso l'ordinanza di inagibilità della propria abitazione e di aver percepito (forse) indebitamente il Contributo di Autonoma Sistemazione.
Sarà dipeso da una applicazione poco meditata di regole poco chiare, oppure dalla volontà di distrarre la pubblica opinione dalle problematiche sempre più evidenti di una normativa che, invece di agevolarla, ostacola la ricostruzione o, più semplicemente, da un furore “legalista” che meriterebbe ben altri campi d'azione.
Sta di fatto che, ad un anno dal sisma, i terremotati si trovano a dover subire un nuovo affronto.
Ma i cas, poi diventati cras, non erano stati istituiti per invitare i cittadini a ”sbrigarsela da soli” ??
E quelli che avevano seguito l'invito (tutti comunque con abitazioni lesionate ufficialmente) come possono essere accusati di truffa ai danni dello Stato avendo fatto spendere allo stesso enormemente meno che se fossero stati assistiti dalla Protezione Civile durante l'emergenza e, successivamente, ospitati in un MAP appositamente acquistato?
Sarebbe un sollievo se molti di quelli che governano la cosa pubblica ci truffassero così!
Fortunatamente sembra che anche alcuni Sindaci considerino questa vicenda col metro del buon senso. Una buona notizia in quella che, per il resto, è proprio una storia del cas.

di Sandro Romagnoli 

IL PUNTO A UNDICI MESI DAL SISMA



Siamo quasi giunti alla triste vigilia del 1° anniversario dal sisma che ha sconquassato la Bassa emiliana, eppure persistono ancora molteplici difficoltà che minano od ostacolano l’accesso ai contributi.
E’ persino complicato ottenere dati ufficiali visto che la Regione li pubblica, parzialmente, quindi per fare il punto occorre attingere a fonti ufficiose:

Descrizione
B-C
E0
E1, 2, 3
Totali
Edifici
6.052
7.930
13.982
Unità abitative
18.254
9.646
27.900
Pratiche in lavorazione
1.076
211
193
1.480
Domande accettate
433
71
31
535
Cambiali emesse
436
43
5
484
Totale pratiche
1.945
325
229
2.499
Contributi concessi
21.658.149
n.d.
n.d.
n.d.
Contributi in pagamento
7.142.314
n.d.
n.d.
n.d.
Fondi disponibili
700.000.000
800.000.000
900.000.000
2.400.000.000

Le imponenti complicazioni burocratiche poste a presidio della trasparenza e legalità nell’utilizzo dei contributi pubblici, di certo non facilitano la presentazione delle domande, ma i veri ostacoli sono altri e preoccupano soprattutto quelli della fase esecutiva.
L’imbuto che si creerà nelle procedure di verifica delle domande rischia di impedire ad uffici comunali sottodimensionati di rispettare il termine di 60 giorni per l’esame delle medesime, ma la principale incognita è costituita dalle spese che effettivamente saranno ammesse a contributo. Purtroppo è assai probabile che non tutto ciò che il progettista ha previsto possa essere finanziato, costringendo il terremotato a ricorre ai propri risparmi (o ad un prestito bancario) per effettuare quella parte di lavori che non beneficerà del contributo.
Un ulteriore problema è legato al DURC, ossia al certificato di regolarità contributiva che le imprese esecutrici debbo possedere al momento del pagamento. Senza tale certificato non è possibile erogare il contributo al raggiungimento dei previsti stati d’avanzamento lavori. Paradossalmente se l’impresa ha effettuato lavori per 200.000 euro, ma non ha versato contributi INPS per 10.000 euro non può ottenere il pagamento. Sebbene dalla Regione giungano rassicurazioni sull’applicazione della norma con una certa elasticità, il rischio è comunque quello di incappare in funzionari eccessivamente rigidi (d’altronde perché dovrebbero prendersi la responsabilità di autorizzare pagamenti, quando le norme lo vietano?) con la conseguenza di fermare i lavori, perché non ottenendo il saldo, l’impresa, a sua volta, non sarà in grado di pagare né i propri dipendenti né i fornitori, il sistema finanziario dell’impresa entra in crisi ed il cantiere si blocca automaticamente.
Per evitare questo problema ed alimentare il processo di ricostruzione avevamo proposto di:
-        mensilizzare il pagamento dei contributi con una semplice attestazione del direttore dei lavori, effettuando i necessari conguagli al raggiungimento dei 4 (solo 2 per le B e C) stati d’avanzamento lavori previsti dalle ordinanze;
-        pagare alle imprese i lavori eseguiti trattenendo le somme dovute all’INPS. Nell’esempio precedente ci sembrava opportuno saldare all’impresa 190.000 euro, permettendole di pagare materiali di costruzione e dipendenti, versando i 10.000 euro di differenza direttamente all’INPS.
La suddetta proposta di semplificazione purtroppo non è stata accolta. Il Commissario ha preferito introdurre la possibilità per l’impresa (non è stato prevista la possibilità di rimborsare al terremotato che avesse già anticipato di tasca propria parte delle spese quali: le opere di messa in sicurezza e/o la progettazione) di ottenere un anticipo pari al 15% dei lavori ammessi a contributo, a fronte però della presentazione di una garanzia costituita da una fideiussione bancaria o assicurativa. Si tratta purtroppo di una richiesta che spesso comporta la necessità di lasciare in deposito alla banca l’anticipo ottenuto a garanzia della fideiussione che la banca stessa ha rilasciato alla Regione. In altre parole un cane che si morde la coda e l’anticipo che dovrebbe essere utilizzato per finanziare i primi lavori, rimane bloccato su un deposito vincolato.
In questo modo fa capolino un ulteriore problema che rischia di far perdere il sonno.
Ci spieghiamo con un altro esempio: supponiamo che per una E pesante siano ammessi lavori per 500.000 euro e che occorrano 10 mesi per completare la ristrutturazione. Mensilizzando il contributo tutti i mesi l’impresa esecutrice potrebbe ricevere 50.000 euro coi quali saldare fornitori, dipendenti, contributi e ritenute fiscali. L’ordinanza per le E pesanti n° 86/2012, all’art. 8, prevede invece il pagamento al raggiungimento dei seguenti stati avanzamento:

Stato avanzamento
Mesi trascorsi
Mesi Comune e banca
Mesi trascorsi prima del pagamento
Importo lavori
15%
1,5
1
2,5
75.000
25%
2,5
1
3,5
125.000
30%
3
1
4
150.000
30%
3
1
4
150.000
100%
10


500.000

Nella tabella che precede, per raggiungere il 1° stato avanzamento lavori, l’impresa deve lavorare per un mese e mezzo, poi deve attendere almeno un altro mese per consentire al Comune di verificare il computo ed autorizzare la banca al pagamento. Prima quindi che l’impresa possa essere pagata trascorrono almeno due mesi e mezzo; tre e mezzo sul 2° stato avanzamento e quattro per il penultimo e l’ultimo. Sappiamo tutti che, a causa della crisi, le imprese edili già prima del terremoto si barcamenavano per cui risulta difficile immaginare che finanziariamente possano lavorare per tanti mesi senza vedere il becco d’un quattrino e contemporaneamente pagare regolarmente fornitori, dipendenti e contributi.
Per comprendere il problema a cui facciamo riferimento occorre dunque soffermarsi sul rapporto che si instaura con l’impresa esecutrice. Il committente è il terremotato, non è la Regione, quindi è il primo ad assumere l’impegno di saldare i lavori eseguiti dall’impresa e normalmente provvederà con i contributi messi a disposizione dallo Stato. Se però l’impresa non ha il DURC in ordine e la banca non potrà quindi provvedere al pagamento degli stati di avanzamento, questo non impedirà all’impresa di rivalersi sul terremotato che è il vero obbligato, essendo colui che ha commissionato la ristrutturazione confidando nell’erogazione dei contributi statali, senza i quali difficilmente potrà farlo.
Ecco perché, a maggior ragione, occorre mensilizzare l’erogazione dei contributi affinché le imprese siano pagate alla fine di ogni mese (sarebbe sufficiente una semplice dichiarazione del direttore dei lavori che attesti al Comune l’esecuzione dei lavori previsti in quel mese – i conguagli si faranno invece al raggiungimento dei 4 stati d’avanzamento) e non si creino problemi sul fronte versamento dei contributi INPS e soprattutto il terremotato non corra il rischio di essere chiamato a pagare lavori che ha commissionato senza avere il denaro per farlo.

Purtroppo vi sono ancora altre problematiche in attesa di soluzione. Eccone alcune:
a)     occorre inoltre introdurre una specifica moratoria a favore di chi aveva mutui in corso, perché difficilmente al termine del periodo di sospensione vi sarà chi ha la possibilità di riprendere i pagamenti. Sullo stesso piano si colloca chi non ha potuto beneficiare del mutuo per il pagamento dilazionato di imposte e contributi. Trascurando il fatto che in Abruzzo è stato concesso di pagare solo il 40% delle imposte dovuto in 120 rate mensili, il mutuo a cui possono accedere gli emiliani è condizionato alla duplice condizione di aver subito un danno diretto e non aver recuperato piena capacità produttiva, oppure dimostrando di aver subito almeno 2 delle seguenti condizioni: una riduzione del volume d’affari o dei consumi o dei costi variabili od aver fatto ricorso alla cassa integrazione.
Non vi dovrebbero essere tali condizioni ed a chiunque deve essere concesso di rateizzare le imposte dovute introducendo un’apposita sanatoria che rimuova l’applicazione di sanzioni a danno di chi ha commesso errori formali e non ha potuto pagare le imposte, ritenute e contributi nei termini di legge. E’ già infatti capitato che INPS ed INAIL stiano contestando e sanzionando l’omesso versamento dei contributi a chi aveva sospeso il versamento, ma non lo aveva comunicato con un’apposita procedura che le norme non prevedevano. L’art. 8 del DL 74/2012 infatti disponeva semplicemente: “[…] sono altresì sospesi fino al 30 novembre 2012: 1) i termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria; […]”
Anche Equitalia e l’Agenzia delle Entrate hanno chiesto il pagamento in unica soluzione delle rate sospese nel periodo post-sisma, in alcuni casi col rischio di revoca del piano di rateizzazione in corso al momento del sisma. In pratica nessuno sconto viene concesso al terremotato che è costretto a fare i salti mortali per trovare il denaro necessario a pagare le tasse ed a puntellare le case.
Su questo punto pare che il Governo Monti poco prima di uscire di scena abbia approvato il decreto legge 43 del 26/04/2013, ma al momento in cui è stato chiuso in redazione il presente articolo, il testo del decreto non era ancora disponibile.
b)     è necessario rimuovere il merito creditizio (le norme bancarie non lo consentirebbero, ma si potrebbe aggirare l’ostacolo concedendo una garanzia statale come è stato fatto per il mutuo concesso per dilazionare il pagamento delle imposte) per permettere a chiunque di accedere al prestito bancario (anche in presenza di un precedente mutuo ipotecario) allo scopo di provvedere al pagamento delle spese di ristrutturazione che non saranno ritenute ammissibili;
c)      si sente inoltre la necessità di agevolare la ripresa economica consentendo di poter beneficiare di una riduzione delle imposte nei limiti del cosiddetto regime de minimis. Si tratta di aiuti di Stato noti con svariate denominazioni (no tax area,  zona franca urbana o fiscalità di vantaggio) accomunate dal consentire agevolazioni fiscali alle piccole e medie imprese (nel linguaggio comunitario per imprese si intendono anche i liberi professionisti) nel limite massimo di 200.000 euro in un periodo di 3 anni. Per molte piccole imprese è certamente un importo sufficiente a permettere di guardare al futuro con maggiori speranze di poter superare un periodo lavorativo estremamente critico. Tale agevolazione, contrariamente a quanto si dice, non necessita di alcuna preventiva autorizzazione della CEE in quanto è già permessa dai trattati istitutivi, si tratta infatti di aiuti giudicati non lesivi della libera concorrenza fra le imprese operanti nel mercato europeo.
d)     Infine occorre ridurre i valori catastali sui quali una volta ripristinata l’agibilità degli immobili si tornerà ad  applicare l’IMU. Si tratta, per equità, di adeguare l’imponibile al deprezzamento subito dagli immobili siti nella zona del cratere. 

di Alessandro Bergonzini