domenica 28 ottobre 2012

il Comitato Sisma.12 al No Monti Day


Video dell'intervento dal palco del Comitato Sisma.12





Volantino distribuito durante il Corteo
http://sismapuntododici.blogspot.it/p/volantino.html


Video dello spezzone del Comitato Sisma.12

Galleria fotografica

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Due articoli (click sulle immagini per allargare l'immagine)















estratto da Il sole 24 ore:

Manifestano anche i terremotati dell'Emilia Romagna
In piazza anche i terremotati dell'Emilia Romagna. Alcuni cittadini del Comitato Sisma.12 hanno sfilato al corteo del No Monti Day. Tra i cartelli esposti, «L'Emilia è ancora scossa, diamoci una mossa!», «Emilia sMontiamo le tende e il governo», «Siamo uomini o limoni? Ci avete già spremuto abbastanza».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-27/roma-blindata-monti-rischio-132758.shtml?uuid=Abuo9OxG








lunedì 22 ottobre 2012

EMERGENZA POST TERREMOTO: dopo la perdita della casa, il rischio della morte civile



Un’altra tegola incombe sul capo del terremotato emiliano: il rischio della morte civile. Giusto per non farsi mancare nulla.
A differenza di quanti in passato hanno provato paura e sgomento a causa di un sisma, i terremotati emiliani non potranno sperare nel pieno sostegno dello Stato, ma di certo non si aspettano che su parte di loro, incomba un’ulteriore tragedia.
C’è un luogo comune che si ripete di continuo e che fa grande danno: l’Emilia si risolleverà da sola. Da una parte può far piacere che si riconosca agli emiliani (come ai lombardi od ai veneti colpiti dal medesimo terremoto) la capacità di rimboccarsi le maniche (ma anche gli Umbri, Abruzzesi ed Irpini non sono rimasti con le mani in mano), ma qui ci troviamo di fronte ad un evento che non potrà essere superato solo con la buona volontà, quella che spinge a lottare ed andare avanti un passo alla volta.
Si tratta di un ritornello che funge da causa giustificatrice perché ci si possa voltare dall’altra parte e fingere che la tragedia sia alle spalle, mentre in realtà i problemi della ricostruzione iniziano adesso.
Esaminiamone uno fra i tanti: quello di chi aveva un mutuo sulla casa danneggiata dal sisma.
E’ noto che il contributo statale servirà a pagare solo una parte dei lavori di ricostruzione, conseguentemente il terremotato sarà costretto a reperire autonomamente i fondi per sobbarcarsi la differenza che, nella migliore delle ipotesi, sarà pari al 20%, ma molto spesso risulterà ben superiore, essendovi una serie di limitazioni (illustrate in altri interventi) che fanno lievitare tale percentuale.
Chi può attingerà ai risparmi della famiglia, chi non ne ha chiederà un prestito alla sua banca sperando di ottenerlo, ma vi sarà anche chi era già indebitato perché aveva un mutuo in corso.
In proposito, l’8 agosto 2012, la regione Emilia Romagna ha sottoscritto un accordo col sistema bancario (all’indirizzo: www.regione.emilia-romagna.it/terremoto/gli-atti-per-la-ricostruzione/accordo_banche_agosto) che impegna le banche a concedere:
  1. l’anticipazione del contributo statale (quello fino all’80%);
  2. la concessione di un mutuo che copra la quota rimanente rimasta a carico del terremotato (il teorico 20% che rimane);
  3. la possibilità, per chi aveva già un mutuo in essere, la chiusura del medesimo e la riaccensione di un nuovo mutuo che incorpori il precedente e lo integri con la quota dei costi di ristrutturazione che rimane a carico del terremotato.
Tuttavia nel successivo accordo operativo di settembre (www.regione.emilia-romagna.it/terremoto/gli-atti-per-la-ricostruzione/accordo_banche_settembre), all’art. 1 si precisa che la concessione delle suddette modalità di finanziamento è subordinata alla valutazione da parte della banca del cosiddetto “merito creditizio”. In altre parole è l’istituto di credito a dover decidere se il terremotato merita la concessione del prestito perché ha la capacità di restituirlo. Possibilità che potrebbe non avere se ha un reddito basso o se è a rischio di perdere il lavoro.
Occorre quindi domandarsi cosa succede se la banca rifiuta il finanziamento per completare la ristrutturazione. La risposta è ovvia: il terremotato non sarà in grado di riparare l’abitazione e perderà il contributo statale che spetta solo a condizione che si porti a termine l’intervento di riparazione. Chi non potrà permettersi di sostenere la parte di costo che rimane a suo carico non ha diritto ad alcun indennizzo dallo Stato. Inevitabilmente perderà il contributo e dovrà ricominciare la sua vita da zero, tenterà di vendere l’abitazione (ammesso vi sia qualcuno disposto a comprarla e ristrutturarla a proprie spese senza alcun contributo statale, perché la vendita ad un estraneo è causa di decadenza del diritto al contributo1) e si cercherà un’altra abitazione.
Chi è già indebitato rischia molto di più, perché dovrà continuare a pagare le rate del mutuo anche se ha perso l’abitazione. Se non avrà la possibilità di sopportare l’onere di ristrutturazione per la parte che rimane a suo carico, dovrà rinunziare al contributo e cercarsi un’altra abitazione in affitto, ma dovrà essere in grado di pagare sia il mutuo precedente che il canone di locazione. Una sorta d’impresa impossibile. Sarà quindi costretto a scegliere se pagare l’affitto od il mutuo, ma non pagare le rate del prestito bancario significa finire nell’elenco dei “cattivi pagatori”, il che equivale alla morte civile con la certezza che, in futuro, gli risulterà pressoché impossibile ottenere qualunque tipo di finanziamento, subirà la revoca della carta di credito, e probabilmente gli verrà richiesto di restituire il libretto degli assegni.
Si sa inoltre che i cervelloni elettronici delle banche hanno la memoria lunga e, la condizione di “cattivo pagatore”, perdurerà come marchio d’infamia per un tempo indefinito. Un’etichetta che per il sistema bancario equivale ad essere un appestato da tenere a distanza.
Vediamo ora le possibili soluzioni. Tra i beneficiari del contributo statale sono inclusi anche i titolari di diritti reali di garanzia. Generalmente si tratta delle banche che hanno iscritto sull’immobile danneggiato un’ipoteca a garanzia dei prestiti concessi. L’istituto di credito potrebbe quindi avere interesse a finanziare la ristrutturazione per salvaguardare il valore dell’edificio, e quindi potrebbe essere propenso a concedere un ampliamento del mutuo al proprietario terremotato, oppure ad intervenire in sua vece per poi rivendere, trascorsi due anni dalla fine lavori (come poc’anzi illustrato, la vendita entro due anni comporta la decadenza del contributo che deve essere restituito), l’immobile e recuperare il finanziamento concesso. Si tratta però di ipotesi che difficilmente si verificheranno per effetto della difficoltà che incontrano le banche a reperire denaro da impiegare, ma soprattutto del rischio di non riuscire a recuperarlo in tempi rapidi, a causa della crisi del mercato, ed in particolare, quello immobiliare che è ancor più depresso nella zona del “cratere”.
Un’alternativa più praticabile potrebbe essere quella di concedere la garanzia dello Stato anche sul prestito che il terremotato potrebbe essere costretto a richiedere per saldare la quota di lavori che rimarrà a suo carico. In questo modo la valutazione del “merito creditizio” diventa una mera formalità perché comunque sarà lo Stato a correre il rischio di un’eventuale insolvenza del terremotato.
Una soluzione radicale consisterebbe invece nell’ottenere dallo Stato la copertura integrale degli oneri di ricostruzione, così come è stato fatto in tutte le tragedie che hanno preceduto quella emiliana.
Di certo qualcosa occorre fare, altrimenti potrebbero essere in tanti quelli che, dopo aver perso la casa, rischiano di perdere anche la credibilità finanziaria, una sorta di condanna ad un’esistenza da reietti.
Sisma.12


1 Art. 8, 2° comma, dell’Ordinanza Emilia Romagna n° 51 del 5 ottobre 2012

EMERGENZA POST TERREMOTO. Casolari di campagna: la ricostruzione improbabile

.Casolari di campagna: la ricostruzione improbabile
(anche dopo le modifiche introdotte dall’ordinanza 73)

Nonostante le migliorie introdotte dall’ordinanza 73 che ha incrementato i costi convenzionali oltre i 120 mq ed oltre i 200 mq (art. 3, 1° comma), la ristrutturazione dei casolari di campagna rimane difficilmente affrontabile ed inspiegabilmente penalizzata rispetto al trattamento riservato agli edifici produttivi ai quali, per esempio, non si applicano le riduzioni dei suddetti costi convenzionali (comma 2-bis dell’art. 3).
Anche l’ordinanza 57 (quella relativa agli edifici produttivi), come modificata dall’ordinanza 74, privilegia gli uffici di grande metratura rispetto ai casolari di campagna.
Nell’allegato 2 all’ordinanza 57, tabella B, si precisa infatti che per gli immobili ad uso ufficio, con superficie superiore a 300 mq, il costo al mq viene ridotto del 15%, mentre per le abitazioni già oltre i 200 mq la riduzione è del 31,25%.

Un esempio aiuterà a capire meglio le differenze fra il costo convenzionale previsto per un’abitazione e quello relativo ad un ufficio.

La tabella che segue è ricavata dall’art. 3 dell’ordinanza 51, relativa alle abitazioni in classe E0 (cosiddette E leggere, ossia con importanti lesioni strutturali, ma non suscettibili di demolizione), come modificata dall’ordinanza 73.
Da mq
A mq
Abitazioni

Costo conven-zionale al mq
Riduzione in %
Uffici

Costo conven-zionale al mq
Riduzione in %
0
120
800

800

121
200
650
-18,75%
800
0%
201
300
550
-31,25%
800
0%
300
All’infinito
550
-31,25%
680
-15%

Facciamo quindi un confronto fra due abitazioni inagibili in classe E0.
Supponiamo che la prima sia di 120 metri quadrati, la seconda sia invece un casolare di 400 metri quadrati. Supponiamo anche che, per semplicità, il costo di ristrutturazione di entrambi gli edifici sia di 900 euro al metro quadrato. Riepiloghiamo i calcoli nelle tabelle che seguono.


Appartamento
Casolare
Costo di ristrutturazione al mq
900 x
900 x
Mq
120 =
400 =

Costo complessivo

108.000
360.000





Calcolo del contributo massimo concedibile
Appartamento
Casolare
Fino a 120 mq pari ad € 800/mq
96.000
96.000
Oltre 120 mq fino a 200 mq pari ad € 650/mq
0
52.000
Oltre 200 mq fino a 400 mq pari ad € 550/mq
0
110.000
Contributo teorico
96.000
258.000



Contributo massimo concedibile (80% del teorico)
76.800
206.400




Calcolo della somma che il terremotato deve finanziare di tasca propria
Appartamento
Casolare
Costo complessivo di ristrutturazione
108.000
360.000
Meno contributo massimo concedibile
-76.800
-206.400
Costo ristrutturazione non finanziata dallo Stato
31.200
153.600



Percentuale finanziata dal contributo statale
71,11%
57,33%
Percentuale rimasta a carico del terremotato
28,89%
42,67%

E’ evidente che in tale situazione sarà pressoché impossibile mettere mano ai casolari di campagna che quasi certamente verranno abbandonati al loro destino. E qui s’innesta un’ulteriore discriminazione: chi non ristruttura perché non è in grado di reperire la somma che rimarrà a suo carico, perde tutto, non ha infatti diritto a ricevere alcuna somma con la quale contributo sull’acquisto di un’altra abitazione.
Le banche infatti non hanno alcun obbligo di finanziare la differenza che rimane a carico del terremotato. Non è prevista una garanzia statale, né la possibilità di contrarre un mutuo ipotecario senza oneri, né di ampliare senza costi od imposte l’eventuale mutuo ipotecario già esistente sull’immobile danneggiato dal sisma.

Vale dunque la pena fare un ulteriore approfondimento, volutamente provocatorio.
Esaminiamo la decurtazione del costo convenzionale per la ricostruzione di una porcilaia (dati ricavati dalla tabella E, lett. a dell’ordinanza 57) e confrontiamola nella tabella successiva con quella relativa all’abitazione

Abitazione
Porcilaia
Da mq
A mq
Costo conven-zionale al mq
Riduzione in % rispetto al costo sui primi 120 mq
Da mq
A mq
Costo conven-zionale al mq
Riduzione in % rispetto al costo sui primi 1.000 mq
0
120
800

0
1.000
450

121
200
650
-18,75%
1.001
1.500
400
-11,11%
201
All’infinito
550
-31,25%
1.501
All’infinito
370
-17,78%

E’ evidente che c’è un’ulteriore disparità di trattamento di cui soffrono i casolari di campagna rispetto agli immobili produttivi. Nell’ordinanza che dispone come intervenire su questi ultimi (tra i quali la suddetta porcilaia1) evidentemente si è tenuto conto del fatto che il costo di ristrutturazione non diminuisce sensibilmente all’aumentare delle superfici (oltre i 1.000 mq si riduce infatti di circa l’11% ed oltre i 1.500 mq decresce di poco meno del 18%). Certo un po’ di economia di scala è ragionevole, ma decurtazioni del 18,75% e del 31,25%, come previsto per le abitazioni, devono necessariamente essere rimeditate anche se la correzione introdotta dall’ordinanza 73 ha ridotto sensibilmente il differenziale che prima era meno 43,75% sulle superfici fra 120 e 200 mq, e meno 75% sulle superfici eccedenti i 200 mq.
Chi deve ristrutturare un’abitazione non può essere svantaggiato rispetto a chi deve recuperare una porcilaia. E’ chiaro che qualcosa continua a sfuggire e necessita di urgentemente rimedio.


I tempi di erogazione del contributo
Un’altra problematica è legata ai tempi di erogazione del contributo.

L’art. 8 prevede che i contributi possano essere erogati:
  • il 20% all’esecuzione di almeno il 30% dei lavori;
  • il 50% all’esecuzione di almeno l’80% dei lavori;
  • il 30% a fine lavori.

Si tratta di tempi non compatibili con le esigenze finanziarie delle imprese esecutrici i cui lavori si protrarranno per diversi mesi (data la complessità dell’intervento l’art. 7 consente che i lavori possano essere eseguiti entro 24 mesi con possibilità di proroga di ulteriori 12 mesi).
E’ abbastanza probabile che per effettuare l’80% dei lavori occorrano diversi mesi, conseguentemente se non sarà possibile in questo periodo usufruire dei contributi, ci si domanda come potranno le imprese esecutrici onorare regolarmente i versamenti contributivi, i pagamenti delle forniture e gli stipendi dei propri dipendenti.
Non è infatti pensabile che il terremotato-committente possa sobbarcarsi l’onere di finanziare l’esecuzione dei lavori in attesa di poter percepire il contributo.
La banche potranno intervenire effettuando anticipazioni sull’erogazione dei contributi, ma non si tratta di un obbligo, bensì di una scelta discrezionale degli istituti di credito che potranno concedere l’anticipazione (la quale sarà segnalata in “centrale rischi” – lo strumento che le banche consultano prima di concedere ulteriori finanziamenti e che riepiloga quelli già concessi ad un privato o ad un’azienda) dopo aver valutato il “merito creditizio” del proprietario-committente. Quest’ultimo dipende quindi soprattutto dalla capacità del terremotato di restituire l’anticipazione alla banca e tanto più egli sarà indebitato, o tanto minore sarà il suo reddito, e tanto maggiore sarà la difficoltà che incontrerà nel farsi concedere l’anticipazione.
Si tratta quindi di un impedimento che necessita di una soluzione che potrà venire:
  1. rivedendo la modulazione dei tempi di erogazione dei contributi;
  2. concedendo una garanzia statale sulle anticipazioni erogate dalle banche;
  3. concedendo la garanzia statale anche sulle somme che rimarranno a carico del terremotato.
E’ quindi assolutamente necessario un intervento correttivo che risolva quanto prima le problematiche descritte.

1 riduzioni analoghe alla porcilaia sono previste per i capannoni di cui alla tabella A dell’Ordinanza citata, per i quali la riduzione oltre i 2.000 mq e fino a 5.000 è del 10% ed oltre i 5.000 mq è del 18%.

EMERGENZA POST TERREMOTO: contributi in credito d'imposta reali o virtuali?



E’ necessario chiarire al più presto un aspetto determinante perché la ricostruzione possa efficacemente decollare: la modalità di erogazione dei contributi. Esaminiamo oggi come funziona.
Una volta presentato ed autorizzato il progetto di recupero dell’abitazione, il terremotato potrà andare in banca per chiedere l’erogazione dei contributi necessari a saldare fino all’80% dei lavori eseguiti. La banca metterà a disposizione del terremotato un finanziamento agevolato che è, a tutti gli effetti, un mutuo, il quale dovrà poi essere rimborsato in rate alla banca stessa. E qui nasce il problema. Contrariamente a quanto si pensa o si è sentito dire, è il terremotato a dover restituire il finanziamento e non lo Stato. E allora in cosa consiste il contributo? Il terremotato maturerà un credito d’imposta pari alla rata di mutuo che ha pagato. Si tratta di un credito d’imposta che potrà utilizzare esclusivamente in compensazione con altri tributi, ammesso che ne abbia, altrimenti perderà il beneficio.
Ci spieghiamo con un esempio. Ipotizziamo il caso di un terremotato che abbia lavori di recupero dell’abitazione per euro 100.000, a cui venga concesso un contributo di euro 70.000 (nell’ipotesi il contributo è il 70%, la norma afferma infatti che il contributo è fino all’80% e non che deve essere l’80%). La banca concederà quindi un finanziamento di 70.000 che supponiamo debba essere restituito in 10 anni, quindi con rate di euro 7.000 all’anno (per semplicità trascuriamo gli interessi). Ogni anno il terremotato pagherà alla banca rate per un importo complessivo di euro 7.000 ed in corrispondenza maturerà un credito d’imposta di 7.000 che recupererà compensando altri tributi di cui è debitore, quali ad esempio: IRPEF, addizionali regionali e comunali, IMU e contributi INPS.
Vi sono due ordini di problemi. Il primo, ed è il più grave: se il terremotato non ha redditi o ne ha in misura insufficiente non riuscirà a recuperare il credito d’imposta (che può solo compensare e non chiedere a rimborso). Continuando sull’esempio precedente, supponiamo che il terremotato abbia un debito d’imposta per euro 2.000 a fronte di un credito di euro 7.000 per le rate di mutuo che ha già pagato. Riuscirà a compensare l’imposta dovuta per 2.000, ma il residuo credito di euro 5.000 potrà recuperarlo se, e solo se, negli anni successivi avrà delle imposte da versare per un importo pari o superiore a 5.000. Naturalmente il problema rischia di dilatarsi perché ogni anno maturerà euro 7.000 di credito in corrispondenza alle rate di mutuo pagate, ma se è un terremotato a reddito fisso o soggetto a minime variazioni (per esempio perché è un lavoratore dipendente) rischia di non riuscire mai a recuperare il contributo che lo Stato gli ha concesso per la ricostruzione del terremoto.
Il secondo problema è legato alla sfasatura temporale che ne deriva. Prima si paga la rata del mutuo, poi si compensa.
Un sistema di erogazione del contributo concepito in questi termini non può funzionare, perché non offre alcuna certezza a chi deve intraprendere i lavori di ristrutturazione che, purtroppo, ha già altri pensieri (fra i primi quello di trovare il modo di sobbarcarsi quel famigerato 20% - ma in un separato intervento scopriremo che la percentuale è ben più elevata - che lo Stato comunque non finanzia). Non si può pretendere che la ricostruzione possa basarsi su contributi erogati non in denaro, ma sotto forma di credito d’imposta da compensare. Il rischio che si corre è che il contributo non sia reale, ma virtuale. Paradossalmente un sistema così concepito è particolarmente svantaggioso per chi ha redditi più bassi, ossia coloro che nella ricostruzione delle proprie abitazioni avranno i problemi maggiori, soprattutto nel reperire le risorse che occorrono per saldare la differenza non coperta dal contributo statale.
Questo meccanismo è regolato dall’art. 3-bis del D.L. 95/2012 (convertito in L. 135 del 2012) che, riportato nei suoi passi più significativi (per rendere la norma intelleggibile alcune parti sono omesse, ma su internet si trova il testo integrale), dispone al 2° comma: "In caso di accesso ai finanziamenti agevolati accordati dalle banche [...], in capo al beneficiario del finanziamento [dunque in capo al terremotato] matura un credito d'imposta, fruibile esclusivamente in compensazione, in misura pari, per ciascuna scadenza di rimborso, all'importo ottenuto sommando alla sorte capitale gli interessi dovuti [ossia la rata del mutuo]".
E’ dunque indispensabile introdurre, al più presto, un correttivo a tale disposizione, perché al momento non ne risultano, ma forse si tratta di una nostra distrazione e ci auguriamo fortemente di essere in errore.
Dalla Regione sono arrivate verbali rassicurazioni circa un provvedimento di prossima emanazione che trasferirà il credito da compensare alla banca erogatrice del finanziamento, la quale provvederà a compensare coi propri debiti d’imposta. Se così sarà, ed è il nostro auspicio, il terremotato non dovrà più preoccuparsi di come recuperare il credito. Per lui, purtroppo, resteranno da risolvere altri problemi, ma saranno esaminati in successivi interventi.
Comitato Sisma.12

lunedì 15 ottobre 2012

contributo legislativo INCOSTITUZIONALITA' ORDINANZE Dr Benatti Luigi


contributo legislativo INCOSTITUZIONALITA' ORDINANZE

Dr Benatti Luigi
-1) INCOSTITUZIONALITA’ DELL'ARTICOLO 3 deLl'ORDINANZA N.29 DEL 28 AGOSTO 2012 DEL COMMISSARIO DELEGATO DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA RIGUARDANTE I CRITERI E MODALITA' DI ASSEGNAZIONE DEI CONTRIBUTI PER LA RIPARAZIONE E IL RIPRISTINO DI EDIFICI ED UNITA IMMOBILIARI AD USO ABITATIVO DANNEGGIATI DAGLI EVENTI SISMICI DEL 20 E 29 MAGGIO 2012 E TEMPORANEAMENTE O PARZIALMENTE INAGIBILI

TALE ORDINANZA FA RIFERIMENTO LEGISLATIVO ALL'ART 5 L.24 FEBBRAIO 1992, N.225, COMMA 4 DEL ART 1 DEL DL 74/2012 CONVERTITO IN LEGGE N 122/2012

Non sussiste manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale – per violazione degli artt. 3 e 47 della costituzione italiana

Art. 3 della costituzione

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

art 47 della costituzione

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.

Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Non sussiste manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale in particolare riguardo all'art 3 e 47 della Costituzione Italiana, riferita alla pari dignità di ogni cittadino italiano di fronte alle leggi italiane, per cui cittadini che siano nelle medesime condizioni hanno diritto ad un pari trattamento legislativo, in riferimento al suddetto art.3 dell'Ordinanza regionale riguardante la DETERMINAZIONE DEL CONTRIBUTO CONCEDIBILE in cui al comma 1 riporta la percentuale dell'80% del costo ammissibile e riconosciuto che si riporta testualmente : "Per l'esecuzione degli interventi di riparazione e rafforzamento locale, cosi come definiti dal punto 8.4.3 delle norme tecniche per le costruzioni di cui al D.M. 14 genn 2008 , è concesso un contributo pari all'80% del costo ammissibile e riconosciuto.
Comma 2 il costo ammissibile a contributo è pari al minore importo .
il costo dell'intervento cosi come risulta dal computo metrico estimativo redatto sulla base del prezzario regionale vigente, al lordo delle spese tecniche e dell'IVA , se non recuperabile e l'importo ottenuto moltiplicando il costo convenzionale di 370 euro a metro quadro piu iva , se non recuperabile , per la superfice complessiva dell'unita immobiliare fino a 120 mq , per le superfici superiori a 120 mq e fino a 200 mq il costo convenzionale si riduce a 200 euro mq piu IVA, se non recuperabile, ed ulteriormente a 100 euro a mq piu IVA, se non recuperabile, per le superfici eccedenti i 200 mq, per superfice complessiva si intende la superfice utile dell'unita immobiliare , compresa la superfice delle pertinenze interne , piu la quota parte delle superfici comuni di spettanza . I costi convenzionali sono aumentati del 20% per gli edifici dichiarati di interesse culturale ai sensi dellart.13 e vincolati ai sensi dell'art 136 del Dlgs n42/2004 e s.m. e int. nonche individuati ai sensi dell'art 9 della L.R. 24 marzo 2000 n.20 . Gli stessi costi sono aumentati del10% per gli edifici vincolati ai sensi dell'art.142 del DLgs n 42/2004””””
Dal testo dell’ordinanza si evince che il rimborso effettuato avverrà in base alla metratura dell’edificio: sono penalizzate le metrature piu ampie poiché il rimborso per metro quadro decrementa in modo scalare all’aumentare della metratura dell’immobile.
Confrontiamo tale provvedimento a scalare con , per esempio, la fiscalità che avviene sulle proprietà immobiliari quali l’IMU. In tal caso le ampie metrature, addirittura, sono penalizzate rispetto alle piccole a causa della differente rendita catastale, per cui non si può certo asserire che da un punto di vista fiscale ed amministrativo il possesso di ampie metrature porti al cittadino vantaggi che ora potrebbe compensare con un minor rimborso per metro quadro.
In questa ordinanza applicativa avviene un ennesima penalizzazione di ampie metrature che ottengono a scalare , elevando i numero dei metri quadri, un rimborso via via minore. I cittadini che possiedono una abitazione ampia sono penalizzati fortemente rispetto a chi possiede piccole metrature e questo senza motivazione alcuna di legge.
Non necessariamente ad una piu ampia metratura corrisponde una maggior capacità di spesa e ricchezza personale e quindi una minor dipendenza dal contributo statale rispetto ai possessori di unita immobiliari di metratura inferiore ai 120 mq. E comunque, anche se fosse vera tale asserzione, ciò non giustificherebbe un trattamento penalizzante per costoro, oltretutto cittadini già gravati da maggiori oneri fiscali a causa dell’ampia metratura .
In tale dramma, quale la perdita della casa e delle unita immobiliari costituenti reddito, si è fatta una differenza sostanziale di trattamento tra cittadino e cittadino in palese violazione dell’art.3 della Costituzione e dell’art 47 della Costituzione riguardante il risparmio a fine della proprietà dell’abitazione. Non necessariamente a una grande metratura di immobile corrisponde una capacità di spesa da parte del cittadino che , potrebbe maggiormente, a causa dell’ampia metratura della propria abitazione, esser costretto a rinunciare al ripristino dell’edificio in quanto incapace di affrontare una spesa personale per lui insostenibile, impedito in questo appunto, dal minor rimborso ottenuto in base a questa ordinanza.
Ampia metratura necessita di maggior investimento e se a questo corrisponde un minor contributo, la possibilità del restauro diventa , con molte più probabilità, irrealizzabile; impedendo così, de facto, il diritto al ritorno in possesso della propria abitazione agibile e in sicurezza antisismica.
Per cui ricapitolando : trattamento discriminatorio per chi possiede unita immobiliari di ampia metratura rispetto a chi possiede metrature sotto i 120 mq e creazione di maggiori ostacoli economici (che potrebbero essere totalmente ostativi) al ripristino della propria abitazione negando di fatto un rimborso sufficiente alla piena ristrutturazione a differenza dei cittadini con metrature inferiori a 120 mq, obbligando così tali cittadini alla rinuncia della ristrutturazione della propria abitazione.
Sussiste inoltre disparità di trattamento tra cittadino e cittadino a favore di coloro che possiedono edifici di interesse culturale (art.13 e vincolati ai sensi dell’art 136 del DLgs n.42/2004) ai quali viene corrisposto il 100% del rimborso (80% + 20%).
Tale disposizione legislativa sembra implicitamente sostenere la possibilità che l’edificio di interesse storico debba essere comunque salvato e ripristinato mentre non sussista la volontà esplicita del medesimo intendimento nei confronti di tutti i restanti cittadini che, essendo proprietari di edifici privi di caratteristiche di storicità, vengono trattati in modo differente dimenticando totalmente il valore affettivo e materiale che tali edifici rappresentano per gli stessi.

venerdì 5 ottobre 2012

verso il 27 ottobre: no Monti Day


qui la piattaforma del Corteo No Monti Day del 27 ottobre a Roma:https://sites.google.com/site/nomontiday27ott2012/


L'EMILIA E' ANCORA SCOSSA, DIAMOCI UNA MOSSA!!

La situazione nel Cratere rischia di diventare esplosiva: ci sono ancora 36 mila sfollati e ormai la Protezione Civile si appresta a chiudere i campi, cominciando già a ridurre le mense. Tra le parole altisonanti del Commissario Errani e la realtà c'è un abisso incolmabile coperto dall'assenza dei media mentre il governo eroga i fondi col contagocce e l'impressione è che i pochi fondi erogati rischiano di finire in larga parte in interessi. Ormai siamo arrivati alla colpevolizzazione del più povero, perchè non può pagare un affitto o comperarsi una casetta in legno, perchè ha bisogno dei pasti e “grava” sulle istituzioni: non solo, chi non ha i soldi per coprire di tasca propria quel 20% non finanziato dallo stato, o finisce in pasto alle banche, obbligato a accendere un mutuo, o peggio ancora non ha nemmeno i requisiti per ottenere il contributo di ricostruzione. Il terremoto è stato trasformato in un terremoto di classe.
Un mare di burocrazia (50 ordinanze, 90 decreti), in cui è estremamente difficile orientarsi, ci sta sommergendo ed è chiaro che è in atto un processo decisionale che non ci coinvolge e ci fa franare sulla testa decisioni incomprensibili e inadatte alla situazione . Tocca a noi organizzarci!!
Dobbiamo smettere di essere soggettivi passivi e diventare protagonisti delle nostre vite, perchè la situazione attuale e la ricostruzione possano seguire linee davvero adatte ai bisogni delle persone e non incentrate sulla speculazione e il profitto.

Dobbiamo tutti insieme, singoli, comitati, associazioni, sindaci portare precise rivendicazioni, pretendere che tutti siano messi nella condizione di ricostruire la propria casa e avere una vita degna. Questo è lo spirito che ha portato alla creazione del Comitato Sisma.12, i cui tecnici hanno elaborato anche progetti di moduli abitativi temporanei a bassissimo costo e stanno preparando soluzioni per la ricostruzione eco-compatibili e al minor costo possibile, per passare dalle parole ai fatti.
Organizziamoci per pretendere:
- Una legge quadro per il terremoto di Maggio che, come è successo anche per altre catastrofi naturali già avvenute in Italia, copra al 100% i danni del terremoto
- Che i Cas (contributi di autonoma sistemazione) siano puntuali
- Che i moduli abitativi arrivino il prima possibile, che siano vivibili, che siano numericamente sufficienti
- Che sia impedito ai palazzinari di speculare sui prezzi degli affitti sfruttando la tragicità della situazione attuale e riducendo il più possibile lo spostamento di chi ha una casa inagibile dalla zona di residenza
- Strutture scolastiche degne di questo nome, non tendoni o cantieri aperti e un calendario e orari scolastici che vadano incontro alle esigenze delle famiglie
- Luoghi di lavoro sicuri e che le aziende non delocalizzino la produzione. Occorrono soluzioni serie al problema della disoccupazione dilagante
- Che la ricostruzione non diventi un banchetto per gli speculatori, finanziari e del cemento
- Che la Commissione Grandi Rischi non passi sotto il controllo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cosa che comporterebbe un filtro politico e non tecnico alle modalità di prevenzione delle catastrofi
Solo l'unione e la propositività, pratica e politica, possono permetterci di affrontare questa situazione in maniere tale da non rimanere schiacciati dagli interessi di pochi. Non ci occorrono ne il Gas né la Cispadana, ma fondi, case e lavoro.

Per questi motivi, per le evidenti responsabilità del Governo Monti e per la sua collusione con le banche, in reazione allo smantellamento dei diritti dei cittadini, compresi quelli dei terremotati nonostante la tragicità della situazione e per le responsabilità del Commissario Errani. il Comitato Sisma.12 propone a tutti i Comitati nati sulla scia del terremoto e anche ai singoli cittadini di aderire alla manifestazione nazionale“ No Monti Day” che si terrà a Roma il 27 ottobre.
Discutiamone assieme Lunedì 8 Ottobre, alle ore 21, presso la Sala Polivalente Bastia di San Possidonio (via 4 novembre)
RICOSTRUIAMO LA BASSA DAL BASSO!
COMITATO SISMA.12


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giovedì 4 ottobre 2012

MERCOLEDI' 7 NOVEMBRE ORE 20 E 30 INCONTRO PUBBLICO DEL COMITATO SISMA.12



GIU' LE MANI DALLE NOSTRE CASE!
100% PER LA RICOSTRUZIONE IN EMILIA E OVUNQUE

Le rare volte che i mass media parlano dell'Emilia raccontano di una regione in cui i laboriosi emiliani ce l'hanno fatta da sé: scuole avviate, aziende e negozi riaperti, moduli abitativi in arrivo.
Ci piacerebbe fosse così: la realtà è che in Emilia non c'è proprio niente di risolto.
I tempi “amministrativo/legali” dell'emergenza sono sempre più distanti dalla situazione reale.
Alcune grandi imprese delocalizzano dopo che i loro capannoni sono crollati come castelli di carte, le piccole imprese non riescono a ripartire e mettono in cassa integrazione i lavoratori,
le scuole, sono partite “puntualmente” il 17 di settembre sotto tensostrutture o in alberghi affittati e pizzerie prestate alla comunità in attesa dei moduli scolastici, per lo più pronti dopo il 20 di ottobre ,i campi della protezione civile chiudono spostando le persone a vivere fino a 80 /90 km dai luoghi dove lavorano o studiano mentre le case sfitte sono poche e in parte in mano a palazzinari che le tengono vuote in attesa in attesa di non si sa cosa (forse della possibilità di rincarare gli affitti?): ecco la realtà emiliana.
I soldi non ci sono, dicono:
il contributo per la ricostruzione da un 80% virtuale si trasforma in una percentuale prossima tra il 50 e il 60% , cosa che obbliga le famiglie meno abbienti a rassegnarsi ad essere consegnati, se non riescono a mettere la differenza, in mano alle banche, accendendo mutui, oppure, se non hanno le garanzie che richiedono le banche, a rinunciare alla ricostruzione. Nel frattempo si spendono 40 euro al giorno a persona solo per pernottamento e colazione, per mantenere in albergo famiglie senza casa perchè Errani, costretto dalla realtà, ha dovuto rinunciare in ritardo alla sua linea oltranzista anti container: così i moduli abitativi (70.000 euro l'uno: la speculazione è già cominciata e rischia di mangiarci vivi) arriveranno solo fine dicembre o gennaio, forse addirittura a febbraio.
Tutto questo però non impedisce di sprecare
i soldi per costruire la solita infrastruttura dannosa e costosissima come la Cispadana a cui tra l'altro saranno destinate le macerie del terremoto, fonti preziose di materiale di recupero per abbassare i costi della ricostruzione. NOI NON CI STIAMO!
A chi vuole trasformare questo terremoto in un' occasione di spopolamento del territorio attraverso leggi e ordinanze che impediscono ai meno abbienti di ricostruire, a chi vuole trasformare questa tragedia in uno strumento di selezione di classe noi rispondiamo che siamo intenzionati a rimboccarci le maniche non solo per lavorare, ma anche per pretendere ciò che ci spetta:
  • 100%
    Vogliamo l’indennizzo al 100% per tutti (anche per le case “A”), che le risorse dello Stato siano certe e che venga semplificata la burocrazia per accedere ai contributi
  • TASSEVogliamo l’esenzione delle tasse per 3 anni, come a L’Aquila, per far ripartire le aziende e dare respiro ai cittadini
  • CASAVogliamo che vengano fatti tutti gli sforzi per reperire le case sfitte, che vengano fatte azioni incisive per contenere gli affitti e che ci siano garanzie per i tempi e i numeri dei moduli abitativi
  • TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE
    vogliamo che la ricostruzione avvenga in maniera trasparente e partecipata, secondo le esigenze delle persone e non degli squali delle banche e delle grandi imprese e cooperative edilizie
  • LAVORO
    pretendiamo luoghi di lavoro sicuri, che lo Stato e la Regione, invece di strozzinarci, impediscano le delocalizzazioni e attuino misure serie contro la disoccupazione dilagante
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Comunicato stampa: perchè la ricostruzione in Emilia non merita una copertura al 100% dei danni?


Tutto va ben Madama la Marchesa?
Abbiamo atteso il comunicato stampa della giunta di Carpi (n° 230 del 26/9/2012) prima di
esprimerci sul risultato della prima seduta del Consiglio Comunale della città.
Francamente non volevamo credere che, rispetto all'ordine del giorno presentato da Lorenzo Paluan
(Carpi a 5 Stelle-Prc) che domandava al Consiglio comunale di richiedere a Governo e Parlamento
di finanziare il fondo per la ricostruzione dandogli priorità rispetto ad altri capitoli di spesa e di
richiedere la copertura del 100% dei danni provocati dal terremoto, tutti i consiglieri degli altri
gruppi si fossero astenuti o avessero votato contro.
“ A 4 mesi dal sisma sono stati fatti passi avanti, non sufficienti – ha motivato il Sindaco
Campedelli – ma sono stati fatti”.
Forse Campedelli si riferiva al CAS (contributo di autonoma Sistemazione) che non è ancora
arrivato, o al susseguirsi di ordinanze fumose e farraginose dalle quali l'unica cosa certa che emerge
è che il contributo del'80% sui costi della ricostruzione sarà solo teorico, o al fatto che la
ricostruzione degli edifici pubblici, ad oggi, è iniziata solo grazie alle donazioni dei privati, o ai
moduli per la sistemazione provvisoria che arriveranno, forse, a Natale mentre non si sa dove poter
alloggiare tutte le persone che attualmente vivono ancora in tenda?
A 4 mesi dal sisma pensiamo sia giunto il momento che gli amministratori locali dicano
chiaramente se la loro priorità è “non disturbare il manovratore “ Monti o la salvaguardia del
presente e del futuro dei territori devastati dal terremoto e dei cittadini che, ancora, li abitano.


Comitato Sisma.12 - ricostruire la bassa dal basso

mercoledì 3 ottobre 2012

La bufala dell'ordinanza n°29

Pubblichiamo il testo di una lettera inviata al Commissario Errani dai tenici dell'impresa Origami Costruzioni Vicenza, alla quale non è ovviamente seguita una risposta.
Spiega infatti in maniera chiara perchè l'ordinanza numero 29 è del tutto inadatta ad una zona rurale come l'Emilia. 



Oggetto: Richiesta modifica e valutazione contributo ai sensi dell’OCD n. 29 del 28/08/2012 del presidente Errani in qualità di Commissario delegato: “Criteri e modalità di assegnazione di contributi per la riparazione e il ripristino immediato di edifici ed unità immobiliari ad uso abitativo danneggiati dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 e temporaneamente e parzialmente inagibili “

L’ordinanza in oggetto n. 29/2012 prevede per gli edifici con esito “B” e “C” da parte delle squadre AEDES un contributo massimo nella misura dell’80% del costo di riparazione danni e rafforzamento locale e comunque fino ad un tetto massimo parametrico di Euro 370.00 al mq .
Tale contributo è cosi nell’ordinanza n. 29/2012 scaglionato
• Euro 370.00 al mq fino a 120mq ad UI (unitità immobiliare)
• Euro 200,00 al mq da 120 fino a 20 mq ad UI (unità immobiliare)
• Euro 100.00 oltre ai 200mq
Quanto previsto è probabilmente ottimale per gli edifici in condominio composti da piu’ unità immobiliari ma il territorio dell’Emilia Romagna è caratterizzata da un rilevante numero di abitazioni rurali fortemente danneggiate e di rilevante superficie, generalmente non esistono abitazioni residenziali in campagna di una superficie minore di 400/500 mq.
Di conseguenza se fosse stato un condomino di 400/500mq ci sarebbero state circa 5/6 unità immobiliari mentre in campagna ci sono solo una unità residenziale con un contributo massimo notevolmente differente:
• condominio di 500.00mq di 6 appartamenti (contributo massimo 80%) Euro 185.000,00
• abitazione rurale di 500.00 mq di 1 appartamento (contributo massimo 80% Euro 90.000,00
Per quanto detto lo stesso fabbricato a parità di superfice potrà beneficiale di un contributo notevolmente diffferente, mente i lavori da eseguire saranno sicuramente uguali sennon superiori (viste le caratteristiche strutturali dei fabbricati rurali che richiedono lavori rilevanti alle strutture verticali ed agli orizzonamenti di piano);
Per quanto detto si chiede una modifica e/o un analisi attenti della situazione di cui sopra al fine di consentire l’attuazione di opere di messa in sicurezza effettive ed omogenee su tutto il patrimonio immobiliare della Regione Emilia Romangna danneggiato dal sisma del 20.05.2012 e 29.05.2012;
Certi di un vostro interessamento distinti salut


martedì 2 ottobre 2012

IL 4 OTTOBRE TUTTI A ROMA! Vieni anche tu?


IL COMITATO SISMA.12 ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA A ROMA IL 4 OTTOBRE DAL COMITATO AQUILANO 3e32!